Dedicato a Don Lorenzo Milani nel centenario della nascita >>>

“Gianni e Pierino. La scuola di Lettera a una professoressa” Questo è il titolo della mostra dedicata a Don Lorenzo Milani nel centenario della nascita che sarà esposta nella Chiesa di Sant’Agostino dal 4 al 15 ottobre 2023.

Alecrim realizza questa iniziativa insieme all’Associazione Don Orfeo Giacomelli ONLUS ed alla Azione Cattolica di Imola, nonché in collaborazione con l’Associazione Maestri Cattolici di Imola che curerà larga parte delle visite guidate.

Il 27 maggio di cento anni fa nasceva Don Lorenzo Milani, figura che è quanto mai viva e la cui testimonianza è ancora da riscoprire. Con la sua scuola di Barbiana egli è qui, in questi tempi strani, e testimonia come si possa vivere la scuola oggi.

Come ha scritto il nostro amico Gianni Mereghetti: “Grazie a lui venivo a sapere che quel che desideravo era possibile; in quella località così lontana esisteva una scuola dove vi era un insegnante che aveva una tale stima dei suoi allievi che imparava da loro”. Alleghiamo il testo del suo articolo >>> https://www.ilsussidiario.net/news/scuola-un-prof-io-e-don-milani-il-senso-di-un-lontano-incontro/2540201/ 

Prologo alla mostra sarà l’inaugurazione di martedì 3 ottobre alle ore 20,45. Sul volantino vi sono tutte le indicazioni utili. Una volta chiusasi ad Imola, dopo alcuni giorni la mostra verrà riproposta a Lugo.

Con Luca: una festa da ricordare <<

lucamaggio2017_5bisIn qualsiasi attività c’è sempre un momento in cui una fase del lavoro va a concludersi e, passato un respiro più o meno lungo, ne riparte un’altra. Questo accade anche a Study for you alla fine di ogni anno scolastico, perché questo è il ritmo con cui la nostra attività di aiuto allo studio deve sincronizzarsi. E a fine maggio i ragazzi si fanno più rarefatti, vuoi per l’aria di primavera, vuoi per la tensione vissuta da chi avrà l’esame. Pochi i ragazzi, tanti i volontari con cui abbiamo fatto questa festa finale, lieti perché ha accettato il nostro invito l’amico Luca Pipicella, che alcuni di noi non vedevano da quando qualche anno fa ha superato la maturità.

Perché Luca? Intanto perché ci siamo frequentati durante i suoi otto anni dalle medie alle superiori. E poi perché volevamo ascoltarlo dal vivo dopo l’uscita del suo nuovo CD. Già in quegli otto anni lui non era solo venuto a studiare con i nostri volontari, ma si era anche reso disponibile ad insegnare con gioia a ragazzi più giovani lo spagnolo, materia che conosceva bene. E lunedì scorso è venuto a darci un’altra lezione.

E’ bello vedere un ragazzo che cresce ed impara a vivere. La vera cultura non è un accumulo di nozioni, ma saper affrontare la realtà con un giudizio pieno di ragioni. Avevamo visto Luca  affrontare con serenità i compiti scolastici, il rapporto con gli amici e i professori di Study for you. Luca non era un patito dello studio, quello che viene definito un secchione, ma il suo dovere lo ha sempre fatto.

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Oggi abbiamo ritrovato Luca “Bluesman” pronto ed efficace nel cantare, suonare e raccontarsi. Dietro a un ragazzo così sereno ci sono due genitori meravigliosi che hanno saputo valorizzare i doni e i desideri del figlio, che lo hanno accompagnato nel suo cammino con una disponibilità infinita. Ne è un esempio il viaggio che affrontarono fino a Brindisi per permettere a Luca di assistere ad un concerto di Edoardo Bennato. E in quel concerto Luca ha ricevuto in dono un’armonica del suo “idolo” e, quel che vale di più, si sono poste le premesse per un’amicizia che dura nel tempo e di cui Luca va giustamente orgoglioso.

Il primo CD di Luca si chiamava “Sogno ad occhi aperti”. L’ultimo “Io sogno”. Il sogno, il desiderio, l’attesa di qualcosa di bello sono importanti per Luca così come l’amore alla vita, che è un bene da rispettare.”Certo qualche cavolata è normale farla -dice Luca- ma sempre con criterio!”  Si definisce un ragazzo fortunato, Luca, e questo è possibile perché sa guardare con gratitudine ai doni ricevuti.

Come ha ben sintetizzato Adriana, a chiusura di questo momento di festa: “Una cosa è veramente bella quando ciò che accade è infinitamente di più di quello che avevi immaginato, del file che avevi in testa…  Quando vivendo ciò che accade non puoi non commuoverti. Quando ti trovi davanti una persona che credevi di conoscere e la scopri  più grande, più profonda, più vera. La scopri positiva, serena, grata dei doni che possiede. Quando la bellezza dell’esperienza ti fa percepire la realtà più buona e degna di essere vissuta.”

Grazie Luca, e arrivederci a presto!lucamaggio2017_-21bis

Noi e la Fondazione Bagnaresi <

A seguito della pubblicazione di alcuni articoli sulla stampa locale, il CdA dell’Associazione Alecrim ha inviato il comunicato qui di seguito riportato. Questo per un’informazione più corretta e completa.
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Abbiamo letto nei giorni scorsi alcuni articoli inerenti l’attività della Fondazione Bagnaresi, che anche noi apprezziamo.

Peraltro, a grande richiesta di volontari e soci dell’Associazione Alecrim, oltre che per completezza nell’informazione, occorre puntualizzare che ad Imola è attivo da quattordici anni il nostro centro di aiuto allo studio “Study for you”, gratuito per i ragazzi che frequentano le scuole medie e anche le scuole superiori.

Per questi ultimi studenti ci risulta che la nostra sia l’unica struttura presente e gratuita, in grado di accogliere un numero di iscritti limitato (non più di 60/70 all’anno) ed offrire la possibilità di lezioni solo per un certo numero di ore e per precise materie; questo sia in relazione alla disponibilità ed alle conoscenze dei volontari attivi, sia tenuto conto della grande differenziazione nei programmi d’insegnamento delle superiori.

Esistono anche da noi liste d’attesa; negli ultimi anni, infatti, ci è sembrato serio accogliere studenti nel limite delle reali possibilità operative. Questo vale particolarmente per le materie più gettonate, mentre c’è ancora disponibilità per altre discipline.

Continuiamo sempre a ricercare nuovi docenti che desiderino prestare qualche ora di volontariato presso il nostro centro. Per contro l’affluenza di “clienti” è tale da non aver bisogno di sforzi pubblicitari.

Siamo sempre partecipi nelle molte iniziative poste in atto dal volontariato di Imola e ci finanziamo con le quote sociali, il 5 per mille e le offerte private, oltre che con la partecipazione a progetti.

Siamo soci fondatori della rete Portofranco Italia che è presente con quaranta centri di aiuto allo studio capillarmente presenti in Emilia-Romagna e Lombardia, ma anche a Trento e Verona, a Roma e Napoli, a Urbino e Bari, a Siracusa e Cagliari, solo per citarne alcuni.

Da ultimo, per quanto riguarda l’aiuto allo studio per studenti delle medie inferiori, è giusto segnalare che da quando in città ha aperto la Fondazione Bagnaresi, ai cui operatori rinnoviamo la nostra stima, sono sempre esistiti molti punti di collegamento, certamente noti anche se solo indiretti. Infatti vari volontari hanno operato o tuttora operano in entrambe le strutture e molti ragazzi hanno frequentato o frequentano tutti e i due i centri. Questo anche grazie al fatto che da anni le giornate d’apertura sono diverse, con una copertura complessiva di quattro pomeriggi settimanali.

 

Associazione Alecrim – Imola

Ricordando la cara amica Marina

Il 10 aprile 2016 ci ha lasciati Marina Sangiorgi, per tanti anni collaboratrice e socia di Alecrim. Amica e volontaria di Study for you, giusto un anno fa ci fece dono ancora di tre pomeriggi manifestando tutta l’intenzione di riprendere l’attività di aiuto allo studio. Passata l’estate questo poi non fu possibile, perché crebbe il tempo da dedicare a quella malattia che se l’è portata via.

Vogliamo ricordarla qui proprio in punta di penna, ripubblicando l’articolo da lei scritto per il nostro sito dopo la visita fatta assieme nel dicembre 2011 a Pesaro per incontrare L’Imprevisto.

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A PESARO per incontrare L’Imprevisto

Il 17 dicembre scorso un gruppo di volontari ha avuto la possibilità di incontrare un gruppo di ragazze della comunità fondata a Pesaro da Silvio Cattarina. Eccone un breve resoconto.

Un imprevisto è la sola speranza

di Marina Sangiorgi

La comunità terapeutica educativa per minori deviati e tossicodipendenti L’Imprevisto nasce a Pesaro nel 1990, per iniziativa di Silvio Cattarina, che già da anni lavorava in centri per il recupero dei tossicodipendenti. Attualmente L’Imprevisto comprende una comunità maschile, una femminile, Tingolo per tutti, case di reinserimento maschili e femminili per ragazzi usciti con successo dal percorso in comunità, un centro diurno per minori a rischio, Lucignolo, e una cooperativa sociale, Più in là, con due laboratori artigianali, uno di falegnameria e uno per la fabbricazione di pannelli antirumore.

L’incontro avvenuto il 17 dicembre 2011 a Pesaro presso la comunità femminile il Tingolo è stata l’occasione per scoprire la ricchezza d’esperienza di persone particolarmente ferite dalla vita, e per confrontarci con operatori che si mettono alla prova in un lavoro difficile e stimolante.

Abbiamo incontrato la responsabile della comunità femminile Grazia De Cecco, uno degli operatori della comunità maschile, Alessandro Di Carlo, e alcune ragazze. S., ventisei anni, ha di recente concluso il percorso. A. vive in casa di reinserimento. Silvia è in comunità da quattro mesi. I., di nazionalità marocchina, è in comunità per problemi non legati alla tossicodipendenza. B., diciannove anni, è in comunità da un mese.

S. racconta che ha cominciato a tredici anni a fare uso di sostanze. Nella sua ricerca di esperienze sempre più forti è arrivata all’eroina. È entrata al Tingolo su suggerimento degli assistenti sociali e di sua madre, che pure si drogava e ha deciso di cambiare vita, entrando in una comunità per disintossicarsi. La comunità per S. è stato un cammino difficile (è scappata cinque volte), ma che l’ha fatta rinascere, le ha fatto scoprire chi è lei veramente e il valore che ha. Ora lavora in un bar e da gennaio 2012 entrerà nella casa di reinserimento. S. ha iniziato quattro anni fa a drogarsi in seguito a un episodio di violenza. In comunità ha trovato l’abbraccio forte di una famiglia che le vuole bene. B. pure ha cominciato a drogarsi a dodici, tredici anni. Suo padre era scappato di casa, sua madre soffriva di depressione. B. si occupava della casa, della sorella più piccola, i pesi che si era accollata l’hanno spinta a rifugiarsi nella droga, fino all’eroina, per annientare tutte le emozioni. Infine, spinta dal suo ragazzo e dalla dottoressa che la seguiva al Sert, è entrata nella comunità. L’accoglienza delle altre sedici ragazze, che la aspettavano, le ha fatto sentire un calore immenso. In questo mese di permanenza in comunità ha capito che deve cambiare tanto, tanto deve imparare, ma percepisce un grande affetto, che la sostiene. I. racconta che nella malattia la comunità le è stata molto vicina. Gli operatori e le ragazze hanno riempito il vuoto della mancanza dei suoi genitori.

La responsabile Grazia interviene dicendo che la disciplina richiesta alle ragazze è dura. Ogni particolare è importante: è richiesto un certo modo di vestirsi, di comportarsi, di camminare, di stare seduti. Devono chiedere tutto agli operatori, per imparare da subito la domanda e la dipendenza. La giornata si svolge secondo orari precisi. Alle 7.30 la sveglia, alle 8 la colazione. Quindi vengono assegnati i lavori. A turno tutte svolgono i lavori in cucina, lavanderia, stireria e dispensa. Ci sono due assemblee al giorno. Ogni giorno vengono lette “le ricevute”: le mancanze, anche minime, come aver lasciato un pacchetto di sigarette in giro. Ci sono poi le attività di svago: le ragazze scrivono un giornalino mensile che racconta gli eventi più significativi di entrambe le comunità. Ci sono corsi di lettura ad alta voce, che approdano a spettacoli. È stato messo in scena l’atto terzo dell’Amleto, dai ragazzi, le ragazze hanno fatto una lettura pubblica di Alda Merini, i ragazzi hanno letto Buzzati. Due volte alla settimana per le ragazze c’è la possibilità di giocare a pallavolo.

Dopo un periodo di inserimento in comunità, della durata variabile a seconda dei percorsi personali, i ragazzi e le ragazze possono uscire ogni giorno per andare a scuola o al lavoro.

A. racconta che viveva per strada col suo cane. Arrivata in comunità per i primi otto mesi non ha parlato. Quando le è morto il cane è scappata. Una volta tornata una delle operatrici le ha parlato, le ha detto tutto quello che stava provando: c’era qualcuno in grado di guardarla e di comprenderla. Viveva spezzata, ora ha unito tutto: ragione, istinto e cuore. Lavora, vive in casa di reinserimento con altre tre ragazze, e il legame con la comunità è fortissimo, rimane per sempre. Infatti Grazia aggiunge che ormai è A. a chiederle come sta, perché è nato un rapporto di amicizia forte e stabile. Grazia, sollecitata a raccontare della sua esperienza, ci dice che il lavoro educativo consiste nel lasciarsi investire dall’altro. Grazia è psicologa, ma è ben consapevole che la sua competenza è solo uno strumento tra gli altri. Il compito dell’educatore è comunicare quello che si è. I ragazzi per prima cosa guardano a chi hanno di fronte, solo in seconda battuta si interessano a quello che viene loro proposto. Ogni giorno bisogna aspettarsi qualcosa di grande, ogni giorno è fatto di ore e di fatti, ogni giorno è una grande attesa. Se si attende, non c’è dubbio, qualcosa arriva, anche le cose più impreviste, come un dieci in matematica.

Una delle nostre amiche fa una domanda molto provocatoria: non c’è il rischio che si sostituisca la dipendenza dalla droga con la dipendenza dalla comunità? Grazia risponde che la dipendenza è una condizione umana inevitabile. L’importante è essere all’altezza del proprio desiderio, valutare da cosa far dipendere la propria vita. A. dà una risposta chiara: afferma che dipende solo da Dio, e da quello che Dio le ha dato, le persone della comunità.

Interviene Dicio (Di Carlo): la comunità è un luogo difficile, faticoso, ai ragazzi e alle ragazze viene chiesto di sacrificarsi. Arrivano con una menzogna dentro, e devono scarnificarsi fino ad arrivare alla verità. Gli operatori hanno la fortuna di avere degli amici che li aiutano. La comunità è un luogo di lavoro, di vita attiva che come un pungolo vuole mettere in moto, e far cercare la risposta alla domanda di senso che muove questi ragazzi, che li ha spinti su strade sbagliate, ma che è da valorizzare, è il punto da cui partire, per chi si è drogato, per chi non l’ha mai fatto: come posso essere felice oggi?

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Nota di redazione: Abbiamo deciso di pubblicare il testo riportando le sole iniziali dei nomi delle ragazze incontrate. Ci scusiamo con chi ritenesse sbagliata questa meditata scelta redazionale, di certo lontana dalla completa apertura, trasparenza e sincerità vissuta in quell’incontro.